Type de texte | source |
---|---|
Titre | Prediche sopra Amos e Zaccaria |
Auteurs | Savonarole |
Date de rédaction | |
Date de publication originale | 1496 |
Titre traduit | |
Auteurs de la traduction | |
Date de traduction | |
Date d'édition moderne ou de réédition | 1971:1972 |
Editeur moderne | Ghiglieri, Paolo |
Date de reprint |
, vol. II, p. 274-276
Per accidens, e questo è quando col senso esteriore vedi una cosa, e la fantasia te n’appresenta un’altra: verbigrazia, io vi vedo qua tutti con l’occhio, e alla fantasia s’apresenta e a l’intelletto che voi siate vivi, non già che l’occhio possa vedere la vita, ma perché l’occhio vede la figura e il colore e li movimenti e rappresentali a l’intelletto; l’intelletto poi giudica la vita, e benché la vita non si vegga, tamen e’ si dice: – Io veggo che tu se’ vivo –, ma questo vedere si domanda per accidens. E questo è quello dove io ti voglio. Dice santo Augustino che l’occhio nostro in Paradiso vedrà la maestà di Dio, non che l’occhio la vegga per obietto proprio, ma vedendo la luce che nelli corpi resplenderà, iudicherà l’intelletto e conoscerà che quivi è presente la maestà di Dio: Ille est qui habitat lucem inaccessibilem quam nemo vidit umquam; sicché questo vedere del beato sarà per accidens. Praeterea la pecorella immediate che la vede el lupo, fa concetto che sia suo nimico, se ben lei non l’avessi mai visto prima; non che l’occhio della pecora vegga la nimicizia, ma questo vedere si chiama per accidens per la estimativa che così gli giudica. A volere adunque far buon giudizio, bisogna avere buon occhio, buona estimativa e buona fantasia, altrimenti non si potrebbe ben iudicare. Verbigrazia, e’ son certi dipintori che fanno figure che paion vive, ma chi ha buon occhio e buona fantasia, subito che vede quella figura, iudica che la è morta e non è viva; ma chi avessi cattivo occhio saria qualche volta ingannato e giudicheria, vedendo là una figura d’un uomo un poco discosto, che’l fussi un uomo vivo. Vedi che l’uccellino che non ha buon occhio e vede là nel campo un uomo di stracci coll’arco, il quale mettono questi contadini ne’ campi, e credi che sia un uomo vivo e fugge perché non ha buon occhio. Ma perché nessuna cosa non può operare sopra la sua virtù, però dove non è buon occhio l’intelletto non opera sopra quello che gli mostra l’occhio. Intellectus enim dicitur intus legens, perché legge dentro quello che piglia da’ sensi esteriori, onde si soleva dire anticamente intellegere quasi intus legere. Lo intelletto in puris naturalibus non va più là che si sia quella sustanzia delle cose naturali che l’occhio li appresenta. A volere adunque iudicare le cose di Dio, bisogna l’occhio spirituale, e chi non l’ha non può veder bene se costui va in verità o no e se le cose sua son da Dio o no; ma chi ha l’occhio spirituale ha un vedere penetrativo che passa drento insino alle medulle, e conosce se costui va in verità o no, e giudica con l’intelletto penetrativo pieno di lume spirituale se gli è buono, come che fa colui che ha buon occhio naturale e vede qua l’uva naturale e la dipinta e conosce subito quale è la vera e qual no. Ma l’uccellino che non ha buon occhio, qualche volta resta ingannato e crede che quella uva dipinta sia naturale.
Dans :Zeuxis et Parrhasios : les raisins et le rideau(Lien)